OPERE:
 
 
     
 
 
 
 
Giovanni Faccenda (2016)   
Lirici frammenti dentro l’immagine  
 "Un riparo ricercato, prezioso quanto le cose e i momenti che ciascuno può permettersi in un altrove immaginifico lontano dal mondo, è la pittura, sono le arti in genere, per Emanuela de Franceschi.   
Scelti, sin dai suoi esordi, la figura e il paesaggio come fecondi pretesti di uno scavo che indovini introspettivo, ella ha saputo trovare, fra il 2014 e i giorni a noi più prossimi, alcuni esiti rilevanti, soprattutto nel ciclo degli «Echi»: opere, quelle che vi appartengono, abitate da peculiari, e persino emblematiche, frammentazioni dell'impianto iconografico, del tutto svincolate - sia subito precisato - da ogni presunto riferimento post cubista.   
Le singolari interruzioni dell'ordito visivo, finanche quelli che appaiono come necessari incastri o, all’opposto, meditate pause allusive, guadagnano, fra l’altro, maggiore spessore narrativo allorché l’artista decide di estendere la prospettiva dei propri, consueti orizzonti tematici: vi collimano, a un tratto, suggestivi sostrati filosofici e mitologici (Un incedere apollineo, Fauno, entrambi del 2014);  
                      
 
      
 
risaltano, talora, riflessi storici eloquenti (Impero, echi di un tramonto, 2014)  
     
 
e qualche urgenza riferibile non soltanto ad ambiti religiosi (Preghiere, 2015).  
     
 
 
 
 
Resiste e si rafforza, alle radici di un simile impegno espressivo, una sensibilissima partecipazione emotiva dell’artefice (Suggestione di un’odalisca, 2014; Un certo sguardo, 2015),   
              
    
      
             
che ha agio di manifestarsi in delicati accordi cromatici permeati da lievi risonanze, come di flauto".   
 
Venezia, aprile 2016.                                                                            Giovanni Faccenda   
 
 
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